Il lavoro a distanza è il futuro del lavoro.
Alexis Ohanian
Con l’entrata in vigore della L. 22 maggio 2017, n. 81, (c.d. Jobs Actautonomi), diventa operativo lo smart working o lavoro agile.
La L. 81/2017 definisce lo smart-workingo lavoro agile, una nuova modalità di esecuzione del rapporto di lavoro subordinato stabilita mediante accordo tra le parti, anche con forme di organizzazione per fasi, cicli e obiettivi e senza precisi vincoli di orario o di luogo di lavoro, con il possibile utilizzo di strumenti tecnologici.
La prestazione lavorativa viene eseguita in parte all’interno dei locali aziendali e in parte all’esterno, senza una postazione fissa, ma nel rispetto dei limiti di durata massima dell’orario di lavoro giornaliero e settimanale stabiliti dalla legge e dai Contratti Collettivi Nazionali di Lavoro.
Il lavoratore agile ha diritto ad un trattamento economico e normativo non inferiore a quello complessivamente applicato ai lavoratori che svolgono l’attività esclusivamente all’interno dell’azienda.
Per far fronte all’emergenza coronavirus, la modalità di lavoro agile e applicabile in via provvisoria, dal 2 marzo al 31 luglio 2020, a ogni rapporto di lavoro subordinato, anche in assenza degli accordi individuali che normalmente devono precedere l’avvio di tale modalità di svolgimento della prestazione a distanza; nella procedura telematica d’emergenza (come indicato dal Ministero del lavoro) l’accordo individuale e sostituito da un’autocertificazione che il lavoro agile e attivato per far fronte allo stato di emergenza.
L’emergenza coronavirus ha imposto una accelerazione nel ricorso al lavoro agile e ha determinato un incremento enorme del numero di lavoratori che lavorano da casa…si è passati da 500/600 mila a circa 8 milioni….
Ma stiamo parlando di 8 milioni di lavoratori in smart working o in telelavoro??
Spesso i due termini vengono confusi e/o assimilati e sembra quasi che il termine telelavoro sia la traduzione di smart working….
E’ facile proporre qualcosa di nuovo dicendolo con le vecchie parole…..risulta più comprensibile…
Di telelavoro infatti se ne parla da circa 30 anni e sono noti i vantaggi che sono soprattutto di tipo macro economico e sociale (trasporti, affitti, consumo di carburante, usura autoveicoli, ecc); il telelavoro ha ridotto al “cuore valoriale” il contributo dato dal lavoratore eliminando le “tare” e gli “accessori” all’interno del processo lavorativo….eliminando i tempi di ricerca del posteggio, il tempo trascorso in auto, i saluti all’inizio della giornata lavorativa, la pausa caffè, ecc.
Lo smart working dovrebbe essere qualcosa di diverso e, perché si parli di smart working è necessario che le organizzazioni aziendali diventino “smart organizzazioni”…
Lo smart working necessita di una revisione delle organizzazioni che sono caratterizzate da gerarchie, capi, regole, ruoli, e che devono appunto diventare più “smart” o più “open” e rivedere, le proprie regole, gerarchie, divisioni in funzioni, definizione di ruoli, confini di ruolo, procedure, ecc.
Come osserva giustamente l’amico/collega Andrea Pozzatti in un articolo del suo blog “Obiettivo Efficacia” più che di smart working oggi parliamo di “lavoro tecnologico da casa”.
I lavoratori si sono dovuti reinventare di sana pianta e da soli, in un ambito in cui non erano assolutamente preparati: Andrea li definisce i “catapultati digitali” persone che hanno dato prova di essere brillanti, perché sono riuscite ad adeguarsi in tempo zero ad un contesto assolutamente imprevedibile e hanno ottenuto dei risultati, che in condizioni normali, avrebbero richiesto una pluralità di corsi di formazione, di momenti di aggiornamento, di istruzioni operative e circolari aziendali, per arrivare ad un traguardo sicuramente inferiore a quello raggiunto sino ad oggi.
E’ giusto quindi parlare di “una forma di smart working”, perché le persone hanno dimostrato di esse smart …hanno dimostrato che, anche se sono state colte totalmente alla sprovvista, se hanno fatto o stanno facendo fatica, sono riuscite comunque a reagire, reinventarsi e rileggere il proprio lavoro, in modo brillante.
Quando in futuro, in una situazione di normalità, si riaffronterà il tema smart working, sono convinto che i datori di lavoro lo sapranno organizzare con le idee molto più chiare e concrete ed i lavoratori avranno una maggiore consapevolezza su come meglio gestire la propria alternanza fra casa e lavoro, ed è auspicabile che se ne ricordi anche chi necessariamente andrà ad aggiornare le regole!