Formazione continua, Orientamento, Reskilling, Ricerca Attiva

Skilling, upskilling e reskilling: il futuro del lavoro.

Non ci sono dubbi: negli ultimi anni il mondo del lavoro è cambiato molto rapidamente.

Sembra quasi che ogni settimana ci siano nuove tecnologie, nuove piattaforme o nuovi metodi da imparare, rendendo le tecniche precedenti obsolete.

Queste trasformazioni, sempre più rapide, non possono essere gestite come si faceva in passato.

Un tempo, infatti, nel momento in cui le aziende avevano bisogno di nuove competenze, si passava subito alla ricerca e alla selezione di personale qualificato.

Oggi il 94% degli over 50 in cerca di lavoro riconosce la rilevanza delle competenze digitali, ma solo il 14% ha fatto corsi di aggiornamento negli ultimi due o tre anni.

Analfabeti digitali sono però anche i 40enni. Risultato?

Oggi circa il 40% della forza lavoro in Europa non possiede una educazione digitale. Un quadro destinato a peggiorare.

La soluzione?

Risiede nella formazione del personale interno, e quindi nel gestire la forza lavoro aziendale come un’entità flessibile, riducendo al minimo il turnover attraverso dei percorsi mirati di formazione: si parla infatti di skilling, upskilling e reskilling.

Bisogna riplasmare la forza lavoro.

Per affrontare le nuove sfide, quindi, le aziende dovrebbero cominciare a guardare anche all’interno, senza affidarsi solamente alla selezione di nuovo personale.

 L’Italia, infatti, vanta la forza lavoro più anziana del mondo, dopo Giappone e Germania. Secondo le rilevazioni Istat, oggi l’età media dei lavoratori italiani è di 44 anni e aumenta di circa 6 mesi ogni anno

Questo significa che gran parte dei lavoratori impiegati oggi nel nostro paese si sono formati in un’epoca in cui non esisteva internet, non c’era Google e l’Intelligenza Artificiale era fantascienza.

Ecco quindi che si parla di ‘skilling’, e quindi della formazione dei già dipendenti per avere ‘nuovi’ lavoratori qualificati.

Affinché tutto questo sia possibile, ovviamente, è necessario assumere solo persone disposte a imparare e a progredire, e che guardino con entusiasmo alla possibilità di sviluppare nuove competenze.

In alcuni casi, invece, si ha a che fare con dei profili lavorativi precocemente divenuti obsoleti.

La soluzione migliore, in questo caso, è adottare una politica di ‘reskilling‘, puntando a insegnare loro quanto necessario per occuparsi di nuove attività.

Con il termine ‘upskilling‘, infine, si indicano tutte quelle attività formative tese a far crescere le competenze dei singoli dipendenti nel loro medesimo ruolo, per farli diventare i leader di domani.

In questo caso si rende necessario individuare le risorse con il potenziale maggiore e offrire loro la possibilità di fare un salto di carriera.

Contrassegnato da tag

2 pensieri su “Skilling, upskilling e reskilling: il futuro del lavoro.”

Rispondi